22 marzo 2017

Animali e religione: lo strano mondo di Yann Martel

RICORDATE VITA DI PI ? Probabilmente avete visto il film, o almeno ne ricordate le belle locandine. Un ragazzo naufrago costretto a condividere la sua scialuppa con una tigre del bengala. L'autore è Yann Martel, scrittore canadese cosmopolita.

Il romanzo Vita di Pi, del 2001, mi era stato presentato da un conoscente come "Il più bel libro che abbia mai letto". L'iperbole avrebbe dovuto insospettirmi! Comunque, ero ospite in casa sua per una settimana, con più tempo libero di quanto avessi previsto, e con il libro premurosamente lasciato sul mio letto... Dovetti impegnarmi per leggerlo in una settimana, ma fu un buon intrattenimento.

Già quella lettura mi aveva suscitato una perplessità su Martel: l'autore esordisce annunciando "una storia che ti farà credere in Dio" (che ovviamente non poteva non incuriosirmi). Poi presenta questo ragazzino, Pi, che si innamora di tutte le religioni e decide di voler essere un osservante indù, fervente cristiano e musulmano devoto allo stesso tempo. Curiosa idea, ma ancora più curioso è il fatto che, alla fine della lettura – colpa forse della fretta – la promessa di una storia che "ti farà credere in Dio" a me non sembrava mantenuta. Dopo tanto fervore nella prima parte, poi di religione quasi non se ne parla più... Accantonai le domande, bollai il libro con 3 stelle su GoodReads e passai ad altro.

Recentemente un suo nuovo romanzo, Le alte montagne del Portogallo (sarebbe il titolo originale, ma in Italia è diventato "Lo sguardo di Odo"), veniva segnalato tra i New York Times' bestsellers e non ho resistito alla curiosità, attratto anche, lo confesso, dalla graziosa copertina che vi ho riportato. (Tutt'altra cosa l'inguardabile copertina e il poco accattivante titolo della versione italiana! Lo trovi qui. Forse lo sconosciuto editore è come certe squadre di calcio che temono la promozione in A perché non hanno lo stadio adeguato).

(Vabbe', mi sembra necessario riportarlo qui – in piccolo. Spero non offenda troppo i vostri occhi).
Il romanzo è diviso in tre parti, con tre storie solo apparentemente indipendenti. Divertente strano a volte meditativo; in questo più o meno come Vita di Pi. Alcune cose non mi sono piaciute e certe lungaggini... dipende dall'atteggiamento con cui uno legge. Di nuovo gli ho dato tre stelle e pensavo di dimenticarlo...

Eppure continua a tornarmi in mente! È divertente. Alcune scene fortemente suggestive contribuiscono. Per dare qualche esempio: un uomo che ha perso tutto, ridotto a vivere nella cabina di un'auto malandata, che si spoglia nudo per grattarsi furiosamente tutto il corpo, tormentato dai pidocchi... (A me sembra un riferimento a Giobbe). Oppure, un'autopsia nel corso della quale emergono dal corpo gli oggetti che hanno segnato la storia del morto. (Ripensandoci, potrebbe dare luogo ad una pubblicità: "Martel sorprende... con cattivo gusto").

Ma quello che colpisce è che di nuovo ci sono gli animali e di nuovo c'è la religione. C'è (soprattutto nella terza parte) il rapporto tra un uomo e un animale. Per la religione: un oggetto sacro "di sorprendente stranezza", ricercato a lungo nel corso della prima parte; una teologa dilettante che disquisisce sul rapporto tra forma narrativa della rivelazione e i romanzi di Agatha Christie; la tomba di un bambino con fama di taumaturgo. E di nuovo... sembra che di tanta religione non si concluda nulla.

Avevo formulato, e poi scartato, due ipotesi. La prima è che Martel disprezza la religione. Ne presenta tante, sempre in chiave bonariamente divertita, e sempre evidenziandone i tratti di poca ragionevolezza. Pensavo: dà tanto rilievo alla religiosità, ma poi ci ride su e lascia cadere l'argomento, perché vuole dire "alla fine la vita va da un'altra parte". Mi è sembrata un'interpretazione povera: sicuramente l'autore vuole arrivare da qualche parte, ma non ho colto il messaggio.

Seconda ipotesi: Martel vuole fare dell'animalismo una religione. Presenta varie religioni come strane e un po' ridicole, e poi mostra che la salvezza viene dagli animali. Pi salvato dalla tigre, il senatore Peter salvato da Odo (tranquilli: niente spoiler!) Può essere che voglia dire: non dobbiamo cercare la salvezza in un dio, ma negli animali! Anche questa ipotesi non convince: Pi salva la tigre almeno quanto lei salva lui. Lo stesso vale per Odo. Forse dobbiamo "salvarci insieme"?

Allora ho cercato in internet. Ho trovato abbondanti (e lunghe) interviste all'autore (se capisci l'inglese, ti segnalo questa). Ovviamente gli vengono fatte domande sugli animali e sulla religione. Sugli animali dice: sono un ottima risorsa narrativa. Perfetti per fare da spalla ad un protagonista complesso. Punto! Sulla religione: proviene da una famiglia atea militante nello stato più ateo del Canada. Ad un certo punto della sua vita, però, ha avuto una "conversione": si è accorto che la religione è bella. In sostanza rimane ateo, ma con molta simpatia verso le manifestazioni di religione; specialmente deliziato dai loro aspetti più assurdi e irrazionali.

Davvero strano il mondo di Martel! Tra i suoi strani personaggi ce n'è uno che decide di camminare sempre all'indietro. Un giorno dovrà introdurne uno che si nutre solo di pane vecchio e acqua di rubinetto, ma nelle migliori pasticcerie della sua città perché gli piace il colore dei tovagliolini. Quel personaggio potrebbe chiamarsi Yann Martel.

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