24 settembre 2016

La gioia del sì

NELLA SUA OPERA di esordio, il filosofo Paul Ricoeur scrisse:
«L'uomo è la gioia del sì nella tristezza della fragilità».
Poesia a parte, credo volesse dire che caratteristica dell'uomo è la sua capacità di pronunciare un nonostante la fragilità della sua condizione. Il sì in questione è quello della promessa, e Ricoeur coglie che l'uomo è l'unico essere capace di prendere impegni, di promettere. Gli animali sono vincolati ai loro meccanismi di comportamento, agiranno o non agiranno secondo meccanismi che non controllano; comunque mai in base a una promessa.

Ma nemmeno gli angeli, propriamente, promettono: quando dicono sì, è in modo così perfetto e definitivo da essere già un fatto, non una promessa. (Lascio a voi riflettere sulle promesse di Dio, con solo uno spunto: la parola di Dio produce ciò che dice...).

Solo l'uomo può impegnarsi sul futuro: capace di mantenere fede alla parola, ma consapevole della propria fragilità. Per questo, solo il sì dell'uomo è emozionante. Solo l'uomo ci fa sedere in punta alla sedia e chiederci "Come andrà a finire?" (Creando l'uomo, Dio ha creato l'emozione).

Complice la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia, negli ultimi mesi ho avuto la gioia e l'emozione di assistere ad alcuni "sì" di persone giovani, ad alcuni altri sì in gestazione, a molti già detti ora riconfermati riscoperti rilanciati.

Ho partecipato ai timori di una madre che pensava "È così giovane: saprà mantenere fede a un impegno di tutta la vita?" La risposta è facile: non lo sappiamo! (emozionante, no?), ma sappiamo che è possibile, e inoltre è grandioso il fatto che ci provi.

Molto più emozionante vedere un ragazzo o una ragazza prendere in mano la sua vita e decidere di essa, con un impegno audace e definitivo, rispetto a tanti che restano in attesa di "essere pronti" (come vorrebbe la mamma) o che, in troppi casi, si lasciano vivere un po' come viene, seguendo l'umore del momento.

Sono d'accordo con Ricoeur: la gioia dell'uomo si realizza quando dice un sì, nonostante l'incognita della propria fragilità. Che gran regalo ci ha fatto Dio!

Questo post era programmato per il 21 settembre, ma invece è rimasto in sospeso e non me ne sono accorto. Il 21 settembre 1953, in occasione di una normale confessione, il sedicenne Jorge Mario Bergoglio percepì la chiamata di Dio e disse il suo primo sì.

1 commento:

Giorgio ha detto...

bellissimo post. Sono contento che abbia ripreso a scrivere.
un abbraccio

Giorgio Faggiano