14 novembre 2010

Quicchitacchi

HO CHIESTO un po' in giro che lingua potrebbe essere la parola quicchitacchi. Il problema è che non so fingere e tutti hanno capito che scherzavo. Immagino che almeno qualcuno aveva capito l'espressione e ora, vedendola scritta, mi sembra ancora più facile indovinare.

Mercoledì pomeriggio, ingresso della Scuola Sportiva. Una rampa di scale un po' più ripida del normale scende alla palestra; una seconda rampa, ancora più ripida, continua per gli spogliatoi e l'uscita ai campi sportivi; una terza, decisamente da scalatori, sprofonda al secondo livello del seminterrato, dove si trovano gli uffici della scuola. Diverse mamme accompagnano il figlio agli allenamenti e poi scendono giù giù dove trovano qualche salottino per accomodarsi in attesa di riprendere il piccolo atleta. (I rari papà, clima permettendo, preferiscono restare a bordo campo o sugli spalti della palestra).

Mi trovavo all'uscita di questa triplice rampa di scale quando ho visto emergere una giovane coppia: look moderatamente dark, lei capelli nerissimi lunghissimi e liscissimi (alla Morticia Addams), lui "boccia". Lui saliva le scale con vigore, lei arrancava dietro un po' distanziata. Arrivata finalmente in piano commenta al marito:

« Qui ch'i tacchi 'n ce poi venì! »

Quando una parola mi colpisce ho l'abitudine (vizio?) di ripeterla più volte, per assaporarne il suono. Non ho potuto evitare di ripetere questa espressione simpaticissima: "quicchitacchi, quicchitacchi...". Dopo mi sono accorto con orrore che i due (per me, ormai, sono i signori Quicchitacchi) dopo avermi oltrepassato non erano usciti ma si erano fermati a poca distanza alle mie spalle a leggere gli avvisi della bacheca! Mi sembra, però, che non abbiano fatto caso al mio farfugliare.

Due giorni dopo, venerdì, imbocco le stesse scale, ma diretto al primo piano, appena in tempo per vedere la coppia di due giorni prima, questa volta in discesa e quindi di spalle (per fortuna, perché a me è venuto subito da ridere). Lei scendeva con prudenza, impacciata dai tacchi alti dei suoi stivaloni, gli stessi – o almeno la stessa altezza – di due giorni prima. Segno che, nonostante le precedenti dichiarazioni, ha raccolto la sfida e ch'i tacchi continuerà a venirci.

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