26 marzo 2015

Questione di prospettiva

IMMAGINA DI INCONTRARE un conoscente, per strada. Il signor A. Scambi di convenevoli, un accenno allo spettacolo che è andato a vedere la sera prima. Ti mostri interessato: stavi pensando di andarci anche tu prossimamente e ti informi sul suo parere. Lui esprime sobriamente i suoi apprezzamenti sulla qualità della recitazione, sull'interesse della trama, la spettacolarità dell'allestimento. Racconta con passione, non priva di talento, una scena specialmente memorabile. Poi enuncia alcune riflessioni che lo spettacolo gli ha suggerito e conclude con un "Se poi lo vai a vedere, mi piacerebbe sentire la tua opinione". Lo congedi confermato nell'intenzione di andare quanto prima a quello spettacolo.

Immagina di incontrare un conoscente... Il signor B. È stato a quello spettacolo che ti interessa e gli chiedi un parere. Ti parla della sala poco accogliente, della scomodissima poltrona, della porta da cui entrava uno spiffero che non ti immagini. Il signore davanti non è stato fermo un momento e all'uscita l'auto era bloccata da un deficiente che aveva posteggiato in seconda fila. Lo congedi confermato nella tua intenzione... di evitare il più possibile futuri incontri con lui!

Immagino che ci troveremmo tutti d'accordo se dovessimo scegliere con quale dei due trascorrere una serata. E non importa granché se le cose di cui B. si lamenta sono vere o no. Può anche essere reduce dalla più sgradevole esperienza della sua vita, ma tu gli avevi chiesto un parere sullo spettacolo e lui ha ritenuto più importante e interessante informarti sul suo umore e le sue vicende.

L'effetto che A. e B. hanno sugli altri è così diverso e così universale, che mi chiedo perché tante volte preferiamo fare la parte di B. quando è evidente che dovremmo sforzarci di essere sempre come A. Non penso che ad A. vada tutto bene, penso solo che abbia la sufficiente sanità mentale per prestare attenzione alle cose che la meritano e mettere da parte le altre. Si tratta di spostare lo sguardo: distoglierlo dal mio ombelico e rivolgerlo agli altri e a quello che succede intorno a me. In fondo si tratta di scoprire che abitualmente il mondo è più interessante di me.

Il signor A, con il suo atteggiamento fa un servizio agli altri che ha molto a che vedere con la carità. Quanto bene ci fanno le persone positive e appassionate, che a ogni incontro ci regalano un po' di carica. (Il signor B. invece è un "uomo zavorra" che ad ogni incontro ci scarica addosso una buona quantità dei suoi sacchetti di sabbia). Ma, prima che per l'approvazione generale, sono sicuro che A. ci guadagna innanzitutto perché si gode quello che ha. Lui si è goduto lo spettacolo, mentre B. era occupato a cercare la posizione giusta sulla sedia.

Essere A. è una scelta: la vita è sempre uno spettacolo interessante in un teatro mal frequentato e con poltrone scomode. Si tratta di scegliere quale delle due prospettive merita la tua attenzione, magari aggiungendo il poco acume necessario per comprendere quale delle due possa interessare il nostro prossimo.

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